L’Ultima Cena del Sacro Monte di Varallo

Valsesia, Vercelli. Del Sacro Monte di Varallo, compendio simbolico della cristianità, sbirciamo la tavola dell’Ultima Cena.

by Daniela Ferrando

L’Ultima Cena. Non nell’orto degli ulivi, ma dietro le porte di un palazzo signorile, all’interno di una sala dagli alti soffitti decorati, con un viavai di valletti carichi di cibarie. E intorno a una tavola riccamente imbandita, cui Gesù e i discepoli fanno quasi da cornice.

Sulla tovaglia e in larghi piatti da portata, le testimonianze di un’abbondanza e di una varietà alimentare e agricola coeve alla realizzazione dell’opera, quindi tardo-settecentesche. L’Ultima Cena del Sacro Monte di Varallo, diorama in scala 1:1 abitato da statue-manichino quattrocentesche in legno rivestite di stoffa gessate e dipinte, è al tempo stesso sacra rappresentazione e spaccato di vita.

Grazie all’umanità e al potere del cibo condiviso, coloratissimo e realistico, ecco uno sguardo su una scena educativa e straordinariamente ricca di suggestioni.

C’è l’uva, l’uva Nebbiolo, riconoscibile. Ci sono frutti freschi impilati a piramide: pere, mele, fichi maturi, le ciliegie asprigne che nella valle chiamano i sarisöi. C’è una grossa fetta di formaggio, così straordinariamente simile alle tome valligiane. Ci sono uova sode – l’uovo, prefigurazione simbolica della resurrezione. Immancabili, ci sono pani di segale sparsi, proprio quei duri pani montanari e ci sono grossi pesci, apparentemente belle trote di fiume su vassoi. Ci sono anche gamberi, spesso presenti nei Sacri Monti, piatto quaresimale. E ci sono noci, scorta preziosa, frutto oleoso, nutriente, che dà un suo olio.

Questa è la rappresentazione che ci restituisce il Sacro Monte di Varallo nella cappella XX. Che non è una cappella immersiva, di quelle che il visitatore percorre quasi sfiorando i personaggi, ma un affaccio dietro una finestra a griglia che solo eccezionalmente viene aperta. Altrimenti, di solito, si è destinati a vedere e vivere questa tappa del pellegrinaggio stando fuori, quasi esclusi dalla scena, meditabondi e verosimilmente affamati.

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