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La Storia della cucina italiana è la storia dell’umanità, può sembrare una frase da megalomani, ma, per noi italiani è così.
Provando ad andare indietro nel tempo, cercheremo di comprendere le tradizioni fortemente radicate e comuni a tutto il paese, in uno scambio continuo.
Perché uno scambio continuo? Molti piatti italiani che una volta erano conosciuti solo in alcune Regioni o addirittura in alcuni piccoli comuni facenti capo ad una Regione, col tempo si sono diffusi in tutta Italia.
La cucina italiana, si sa, è molto famosa, esempio di dieta mediterranea, riconosciuta come patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO nel 2010. Non è sbagliato quindi definire la nostra cucina come la gastronomia più nota e apprezzata dell’intero globo.
L’Italia è rinomata per la produzione di molti prodotti, dall’olio d’oliva alle conserve, da salumi ai vini; oltre 5.300 prodotti delle nostre tradizioni regionali.
Una delle caratteristiche principali, della gastronomia italiana, la più importante e quella per cui siamo riconoscibili in tutto il mondo, è la sua semplicità. Vantiamo molti piatti composti da pochi ingredienti, per i cuochi italiani la qualità degli ingredienti è alla base della loro cucina.
Le ricette più diffuse della cucina italiana, sono quelle tramandate dalle nostre nonne, molti piatti sono adatti alla cucina casalinga, rispettano le specificità regionali, materie prime proprie del territorio di origine, preservando un’altra fondamentale accezione, la stagionalità.
Le mie non sono ricette elaboratissime ma sono caratterizzate da freschezza, tipicità e diversità: tutte qualità della cucina italiana, che è veramente unica.
Carlo Cracco
I piatti regionali raccontano…
I piatti regionali raccontano del costume del nostro Paese, oggi il buon cibo diventa una gioia sensoriale, non più un semplice nutrimento.
Parlando della semplicità degli ingredienti dei piatti italiani, possiamo prendere in considerazione alcune Regioni:
La Liguria con la sua Farinata, una torta salata sottile e non lievitata a base di farina di ceci con una spolverata di sale e pepe nero.
Da nord a sud si potrebbe parlare del Veneto, con Risi e Bisi, riso con piselli freschi, parmigiano e pancetta, cotti in un brodo vegetale, un piatto meraviglioso della tradizione contadina.
L’Emilia con le tagliatelle al Ragù, fatte di uova, farina e acqua.
La fregola che abbiamo solo in Sardegna, piccole palline arrotolate a mano di pasta di semola. Le orecchiette alle cime di Rapa, di fama pugliese. Il piatto pugliese apprezzato in tutta Italia prevede un condimento piccante a base di cime di rapa, acciughe e ovviamente dell’olio extra vergine d’oliva.
In un film italiano del 1973 dal titolo “La Grande Abbuffata”, di Marco Ferreri, noto regista prevaricatore della normalità, c’è una scena in cui Ugo Tognazzi sta imboccando Michel Piccoli sul letto di morte con del purè di patate e intorno a lui Mastroianni e Philippe Noiret si ingozzano, gli sussurra queste parole: Mangia Michelle, mangia, se tu non mangi non puoi morire.
In questo film un suicidio gastronomico: morire mangiando è il loro unico desiderio.
Col tempo abbiamo imparato come uno dei rimedi contro la noia sia mangiare, il preferito da noi italiani, attività seconda solo a parlare, ma, sempre di cibo!
Allora, Buonappetito!
Si dice che l’appetito vien mangiando, ma in realtà viene a star digiuni.
Totò
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