“E l’uomo inventò i sapori” titola Rosalia Cavalieri, docente di Semiotica e Teoria delle lingue dei segni all’università di Messina.
Un’opera da “degustare” parola per parola per capire quanto di quello che tutti noi cerchiamo di fare quando giudichiamo il sapore di un cibo sia frutto dell’opera dell’uomo. Ma l’uomo non basta! In questo mix di ingredienti irripetibili, dietro ad un sapore bisogna anche includere la terra e tutto ciò che ci restituisce con assoluta particolarità.
Il birrificio B94, che nasce a Lecce nel 2008, territorio da sempre vocato alla produzione vitivinicola, deve il suo successo proprio grazie a questi due irripetibili ingredienti: Raffaele, il fondatore dell’azienda, e i prodotti della propria terra, il Salento, fonte continua di ispirazione e di distintività in ogni birra e nel nome che la contraddistingue.
Raffaele propone birre prodotte senza alcun trattamento di pastorizzazione, né microfiltrazione che si ispirano a stili continentali di alta fermentazione e sottoposte a rifermentazione.
Fra queste la Malagrika ha attirato la mia attenzione, con questo nome che in qualche modo ci ricorda che nel salento esistono paesi che ancor oggi usano un dialetto neo-greco noto come grico, e con un carattere decisamente particolare per le contaminazioni tra ingredienti solo apparentemente distanti.
La Malagrika, nei suoi formati da 0,75 e 0,33, è una “doppio malto” di colore oro tendente all’ambrato. Ha una schiuma che stupisce per la sua cremosità, consistenza e compattezza. La sua particolarità si percepisce subito: la confettura di mela cotogna, tipica della zona salentina, inserita in grande quantità.
La nota della mela cotogna è subito identificabile: il naso si avvicina alla schiuma, ne assorbe il lieve scoppietio che rilascia note fruttate intensissime. Pensi di essere al culmine, e invece, quando questo liquido con bollicine delicatissime e quasi “saporite” inizia ad invadere la bocca, capisci che la terra e l’uomo, quando lavorano in simbiosi e passione, possono restituire sensazioni uniche, irripetibili, che la tua mente memorizza e non scorda più!!
Questa “fruit beer” ha un aroma delicato di frutta fresca e sciroppata, per poi sprigionarsi in bocca con grande bilanciamento e freschezza.
Raffaele raccomanda di accompagnarla a primi piatti bianchi, carni bianche, formaggi di media stagionatura. Le note fruttate le consentono di supportare dessert secchi o al cucchiaio come crostate, dolci di mandorla, mousse e semifreddi.
Ma questa birra ha una marcia in più, specie se non troppo fredda. Oltre ad accompagnare egregiamente i cibi consigliati in abbinamento, delizia chi la beve anche solo per sentirne in purezza il suo sapore, magari in “compagnia” di un blues (questa volta consiglio io) dai ritmi caldi e suadenti, come un album di B.B. King (perfetto “The Blues don’t change”, che sembra avere la giusta “velocità” per finire una 0,75) o un pezzo memorabile e intenso come “Life without you” di Stevie Ray Vaughan, magari nella versione live di quasi 10 minuti eseguita nel 1985 al Jazz Festival di Montreux, durata perfetta per sorseggiare e degustare adeguatamente la bottiglia da 0,33.
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